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L’Uomo che Morì Presto

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L’uomo che morì presto
non si rese conto di quanto era accaduto,
girava gli occhi e, a palpebre chiuse,
si fermò e urlando chiese,
chiese perché e per quale ragione,
chiese perché e per quale nome.

L’uomo che morì presto,
beh, in fondo un po’ confuso
girò gli occhi e li aprì,
e guardandosi intorno alla fine capì,
capì che la sua voce muta svaniva nel tempo,
la notte scendeva
e la bimba che in braccio portava piangeva
mentre l’uomo vagava.

Ma morì presto,
presto per poter vedere quegli occhi di ghiaccio
che avevano spento il sole
e le lacrime asciugate nel sudicio straccio,
e forse la notte scese piano davvero
per non disturbare,
per non disturbare il pianto e il rancore
d’un uomo che muore.
E’ così che racconta,
in fondo alla strada, la donna sciupata dal giorno,
dal vecchio impotente, dal padre padrone,
dal prete, dal giovane ingordo.

Racconta che un uomo morì portandola in braccio,
scivolò lentamente e nel silenzio,
lasciò al mendicante
nient’altro che un flebile respiro avvolto in uno straccio,
che il povero barbone brontolava
“datemi, oh uomo, un tozzo di pane”
e invece si trovò tra le mani una bimba,
uno stridulo pianto,
una voce insensata, uno schiaffo,
lo sguardo curioso e l’impronta di un santo.



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