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Il corridoio degli addii (A mia madre)

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Il tuo corpo
sistemato di peso…
Allora, la morte,
da cosa ci alleggerisce?
Forse da uno sguardo,
da una parola non detta,
da un giorno non vissuto.

Un lenzuolo di secoli
ferma l’esistere;
non avevo pensato
al percorrere
il corridoio-imbuto degli addii.

Sui vetri,
l’alba ha un grido di pietra e di anni
è il tonfo sordo della luce,
che germoglia distante
e t’innalza a Dio.

Corrono a precipizio
i rami stanchi
verso il cielo
perché
più niente,
per oggi,
s’inerpica a vita.

Per una volta,
per questa volta
dalla poesia aspetto
il ritorno.
Starò ad origliarne la forma,
il tuo disegno astrale
di piccola fiamma accesa
ora
nell’universo.




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