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L’ ARENILE DELLA VITA

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L’arenile diverso della vita ho calpestato
tracciando minime e discrete orme di gabbiano,

animale strano io, sbandierare non volendo quel che ero,
strano animale, schiva scegliendo ancor di essere.

Gli aguzzi scogli e la molle sabbia sulla collina mi portarono
ove seduta contro caro tronco la brulicante valle rimiro.

Quanta umanità varia che inconsulta si agita
sotto i miei occhi , ed ineffabile sorrido.

Prime donne che a colpi di variopinti boa di struzzo
inanellate di venefici sorrisi il primato si contendono,

Spicciola arroganza al mercato venduta
quale semplice mezzo per sopraffare il vicino.

Puntigliose e risibili contese di sostanza prive
che i capponi di Renzo ancor portano in tenzone.

Becero spettegolar da insulse donnicciole,
che vita non nutrendo, l’altrui invadere cercan.

Sottili trafficanti dell’esistenza altrui,
manipolatori ed intrusi con insidiose esche.

Invidie e gelosie come quotidiano pane
coltivate in giardini dai maleodoranti frutti.

Quante stolte malizie ad avvelenare l’esistenza
specie di chi le partorisce e di chi esse si nutre.

Seducente denaro ed ambizione di facile potere
obbligano l’illuso corridore a stravolgere la sua vita,

cieco,a trasformare ogni cosa in merce col suo prezzo,
a svendere le ricchezze che moneta niuna può comprare.

Sulla collina, le gambe incrociando, seduta contro un tronco
l’altrui confuso agitarsi osservo ed ineffabile sorrido.






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